Tuesday, June 29, 2021

Il matrimonio forzato solleva polemiche in Italia

     Se dall'inizio dello scorso anno 2020, il mondo ha dovuto affrontare molte sfide a causa della pandemia di Coronavirus (Covid-19), che ha causato molti danni a tutti i livelli, e non ha distinto tra un paese grande o piccolo, c'è però un altro fenomeno caratterizzato dalla continuità, che lascia i suoi effetti negativi dappertutto, un fenomeno di cui soffrono ancora tutte le società, indipendentemente dalle loro idee e convinzioni. È il fenomeno della “violenza contro le donne”, che è considerato una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e distruttive nel nostro mondo. Questa violenza contro le donne rimane in gran parte sconosciuta e nascosta a causa dell'impunità, del silenzio e della stigmatizzazione che la circondano. Ecco perché le Nazioni Unite hanno definito la violenza contro le donne come una "pandemia nascosta". Secondo la definizione dell'organizzazione, la violenza contro le donne si estende a molte forme; in quanto può manifestarsi in forme fisiche e psicologiche, e tra queste forme di violenza c'è il "matrimonio forzato" di cui soffrono alcune ragazze.
Il matrimonio forzato viene spesso praticato nelle società in cui predominano tradizioni che considerano la ragazza come una seguace che debba sempre obbedire gli ordini emessi. Secondo un rapporto pubblicato sul sito web "vita" il 1° ottobre 2020, nel 2020 quasi 500.000 ragazze in più nel mondo sono state costrette al matrimonio forzato, la maggior parte delle quali è nell’Asia meridionale (191.000), e anche nell’Africa centrale e occidentale (90.000) e nell’America Latina e Caraibi (73.000). Le gravidanze precoci sono invece concentrate in gran parte in Africa, 282.000 nell’area meridionale e orientale del continente e 260.000 in quella centrale e occidentale, e nell’America Latina e Caraibi (181.000).
Secondo l'UNICEF, le famiglie di alcuni paesi considerano il matrimonio precoce un modo per proteggere l'onore delle ragazze; Pertanto, queste famiglie possono esercitare una pressione incessante per costringere le ragazze a matrimoni indesiderati. Le forme di pressione più estreme possono includere anche minacce, rapimenti, reclusione e, in alcuni casi, anche omicidio; Pertanto, alcune famiglie commettono delitti d'onore, non solo nei paesi d’origine, ma forse anche nei paesi in cui sono immigrate, soprattutto in Europa, dove gli immigrati di prima generazione hanno trasmesso le loro idee e pratiche ai loro figli e nipoti.
Il caso di Saman Abbas, una ragazza italiana di 18 anni di origine pakistana, non è lontano da quanto detto sopra. La polizia sta ancora cercando il suo cadavere, e si sospetta che la sua famiglia pakistana l'abbia uccisa dopo che la ragazza ha rifiutato un matrimonio forzato. La polizia italiana afferma che i genitori della ragazza, lo zio e due cugini sono accusati di averla uccisa e di aver nascosto il suo cadavere. 

Questo incidente si aggiunge all'elenco di altri incidenti simili, come i casi delle due ragazze pakistane, Hina Saleem e Sana Cheema; La prima è stata uccisa a 20 anni dal padre a Brescia nel 2006 dopo aver rifiutato un matrimonio forzato, e la seconda uccisa a 25 anni dal padre e dal fratello nella stessa provincia nel 2018 per quel suo rifiuto a un matrimonio combinato con un suo cugino.
In un rapporto intitolato: "Saman Abbas, in tre anni 22 ragazze uccise per aver osato un no", pubblicato sul Corriere della Sera il 9 giugno, 2021, la giornalista “Virginia Picolillo”, facendo riferimento alla molteplicità dei tentativi di matrimonio forzato e alla sua diffusione in Italia, ha sottolineato che negli ultimi due anni 2019 e 2020 sono stati 65 i tentativi di matrimonio forzato.
Inoltre, i dati indicati nel rapporto 'codice rosso' del ministero dell'Interno ci dicono che nell'arco di un anno (e vale a dire dal 1° agosto del 2019 al 31 luglio del 2020) solo 32 procedimenti sono stati aperti per il reato di costrizione o induzione al matrimonio. Ciò indica che molte ragazze soffrono dell’autorità paterna su cui è cresciuta la prima generazione degli immigrati in Italia.
D'altronde, i partiti dell'estrema destra non hanno esitato a sfruttare questo episodio per attaccare l'Islam e la sua cultura; per esempio, Matteo Salvini, il leader del partito Lega Nord, nelle sue dichiarazioni al quotidiano italiano LaPresse del 15 giugno 2021, afferma che: "È un problema legato a un certo tipo di subcultura e di violenza islamica. Evidentemente non tutti quelli che dovevano fare qualcosa hanno fatto qualcosa. Stendo un velo pietoso sull'omertà che da certa Sinistra è arrivata su questo tema. [….] Tutti i segnali lasciano intuire che, purtroppo, una subcultura che prevede il matrimonio per iscritto con persone sconosciute, la cui alternativa è la morte, dovrebbe essere sradicata, qualunque sia l'etnia, la religione, il genere sessuale. Voglio crescere in un Paese dove ognuno si sposa con chi vuole. Sicuramente, da Sinistra pronunciare la parola 'estremismo islamico' o 'fanatismo islamico', evidentemente, è complicato", ha concluso Salvini.
In questa direzione, Luca Ricolfi, il sociologo, ritiene che l'Islam imponga molte pratiche ostili nei confronti delle donne, come: La privazione dell'istruzione, la circoncisione femminile, e il matrimonio precoce con una persona scelta dalla famiglia. Nello stesso contesto, commentando quell'incidente, la giornalista Natalia Aspesi ha sottolineato che l'Islam non incoraggia l'integrazione nelle comunità e le sue tradizioni contraddicono la legge italiana.
Infatti, queste affermazioni mostrano un fraintendimento dell'Islam e una mancanza di comprensione dei suoi insegnamenti che non incoraggiano né la violenza, né qualsiasi altra forma di coercizione, anzi, l'Islam è stato fondato e diffuso su principi chiari e univoci, tra questi principi è che non c'è costrizione nella religione. E se è stato stabilito il fatto che nessuno può obbligare nessuno ad entrare nella religione, allora dalle massime priorità non è lecito che una ragazza sia costretta a un matrimonio combinato o predeterminato dalla sua famiglia. Il Comitato Fatwa dell'Accademia di ricerca islamica ha affermato in una fatwa pubblicata il 1° aprile 2018: “Considerando l'accordo del matrimonio un diritto esclusivo ai genitori, senza l'approvazione della donna è un crimine contro la donna, una violazione dei suoi diritti e un disprezzo per le sue emozioni e sentimenti. Non è permesso costringere la donna a sposare qualcuno che non vuole sposare, e se i suoi genitori la costringono per sposarsi, questo matrimonio non è valido, e il Profeta, pace e benedizioni su di lui, lo ha già respinto”.
L'Osservatorio di Al-Azhar per il Contrasto all'Estremismo, segue gli sviluppi dell'episodio tragico della giovane Saman Abbas, e vede fin dall'inizio che quello che è successo a quella povera ragazza è un attacco a un diritto fondamentale delle donne nell'Islam, ed è incompatibile con tutte le leggi celesti, e le leggi umane. Allo stesso tempo, l'Osservatorio di Al-Azhar critica la situazione dell'estrema destra, nonché la politica del doppio standard di alcuni media occidentali quando si occupano di tali episodi individuali di personalità appartenenti alla fede islamica rispetto ad altri episodi di violenza contro le donne, che si verificano quasi quotidianamente in molte società.
L'Osservatorio di Al-Azhar respinge il modo in cui i media occidentali hanno trattato il caso tragico di "Saman Abbas" come un comportamento generale che succede contro tutte le donne musulmane. Infatti, quello che è successo a Saman rappresenta una deliberata distorsione di alcuni musulmani e ignoranza della verità dell'Islam, che vede il matrimonio forzato come un forma di coercizione proibita che contribuisce, in un modo o nell'altro, a mettere le ragazze in un ciclo di estrema povertà e abusi, ed è questo il punto più importante a cui dobbiamo prestare attenzione quando si parla delle conseguenze derivanti da questo matrimonio, poiché il vero disastro cade in presenza di un forte desiderio tra alcune di coloro che sono state costrette al matrimonio precoce a lasciare la scuola, e ciò minaccia il loro futuro.
 


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