Friday, November 4, 2022

Il Discorso del Grande Imam Prof. Ahmed Al-Tayyeb - Sceicco di Al-Azhar Al-Sharif, In occasione del Forum: “L'Oriente e l'Occidente per la Convivenza Umana”

Vorrei iniziare il mio discorso rivolgendo un sentito ringraziamento a Voi - Vostra Maestà Hamad bin Isa - Re del Regno del Bahrain - Che Allah Lo custodisca! e al vostro nobile e generoso popolo del Bahrain, per il gentile invito a partecipare a questo grande Forum: «L'Oriente e l'Occidente per la convivenza umana».
Data la presenza di grandi personalità fra giuristi, saggi, pensatori, politici, professionisti dei media e altri dell'est e dell'ovest del mondo, questo è un Forum storico, degno di essere ricordato nella storia, per i suoi frutti e le sue raccomandazioni e perché è una voce che proviene dal Regno del Bahrain, paese di storica tradizione, con un patrimonio genuino di assimilazione e dialogo con le altre civiltà e culture, e di trasformazione di quelle più appropriate in una fonte di energia creativa che fluisce verso la stabilità e lo sviluppo sociale costruttivo.
Credo che non sia necessario descrivere di nuovo il conflitto che l'umanità vive oggi in Oriente e in Occidente. E nemmeno parlare dei frutti amari che sta raccogliendo l’uomo del XXI secolo: guerre, sangue, distruzione e povertà, per non menzionare i lutti, gli orfani; le vedovanze, l’emigrazione, l’esodo, la paura di un futuro ignoto, pieno di terrore, preoccupazione e di immensa oscurità.
Vale la pena notare qui che la causa di queste tragedie è «l'assenza» dell’adeguato criterio di «giustizia», che Allah ha stabilito come legge per la stabilità delle società e per il raggiungimento, da parte degli esseri umani su questa terra, di un equilibrio tra le esigenze del corpo e quelle dell’anima. In mancanza di questa legge, non c'è possibilità di sottrarsi agli sconvolgimenti dell’universo e della natura.
Per non contare, inoltre, le vittime delle guerre provocate «dall'economia di mercato» e dal monopolio della ricchezza, dall'avidità e dal consumismo, dal commercio e dall'esportazione di armi pesanti e letali verso i paesi del terzo mondo, insieme all’esportazione di conflitti settari ed etnici e l’incoraggiamento alla sedizione e al conflitto, e alla destabilizzazione di questi paesi sicuri.
Il documento sulla "Fratellanza umana", che ha dato vita a un movimento tangibile - in Oriente e in Occidente - nel campo del dialogo interreligioso e del dialogo delle civiltà, ha presentato un modello di ciò che il dialogo delle religioni e delle civiltà dovrebbe essere, soprattutto per quanto riguarda il rispetto reciproco e l'impatto concreto che esso ha sulle relazioni, quando queste si basano sulla conoscenza, la cooperazione, la fraternità e la pace, in particolare nel rapporto tra Oriente e Occidente, e come ciascuno di loro può beneficiare dall'altro. 
Sono fiducioso, a Dio piacendo, che la marcia della fratellanza umana, di cui questo storico incontro nella buona terra del Bahrain è uno dei pilastri portanti, contribuirà a rafforzare questo riavvicinamento e conoscenza tra Oriente e Occidente. Anzi aggiungerei che la dichiarazione di pacifica convivenza del Regno del Bahrain è stata propositiva e favorevole al rafforzamento della cittadinanza e alla difesa dei valori di tolleranza e fratellanza tra gli uomini.
In verità, l'Occidente ha bisogno della saggezza e delle religioni dell'Oriente, dei valori morali con i quali le persone sono state educate, e di una visione equilibrata dell'uomo, dell'universo e del Creatore ﷻ dell'uomo e dell'universo; l'Occidente ha bisogno della spiritualità dell’Oriente e della profondità della sua visione della Realtà delle cose, per non essere ingannato da ciò che è transitorio e finire accecato rispetto a ciò che è Eterno - dato che “non è tutto oro quel che luccica”, come dice l'antica saggezza. Inoltre, l'Occidente ha bisogno dei mercati dell'Oriente e delle mani dei suoi figli - nelle sue fabbriche in Africa, in Asia e in altri luoghi - così come ha bisogno delle materie prime conservate nel sottosuolo di questi continenti, senza le quali nulla verrebbe prodotto nelle manifatture dell'Occidente: [a fronte di ciò] non è né giusto né equo che il compenso per colui che fa del bene [mettendo a disposizione le proprie risorse umane e materiali] sia un aumento di povertà, di ignoranza e di malattie.
D'altra parte, lo stesso vale anche per l'Oriente: esso ha bisogno di consultare le scienze dell'Occidente, e di utilizzarle nella propria rinascita tecnica e materiale; ed ha bisogno di importare i prodotti dell'Occidente e dei suoi mercati - in ambito commerciale, sanitario, etc [nel contesto di un mondo globalizzato, basato sull'interdipendenza]. Gli orientali devono perciò rinnovare la loro visione dell’Occidente, basandola su buon senso ed equità, così da giungere ad una comprensione tollerante dello stato civile dell'Occidente e delle abitudini degli occidentali - che sono il prodotto di specifiche circostanze, sviluppi ed interazioni personali, svoltesi nel corso di diversi secoli.
Spetta ai giuristi dell'Islam perseverare nel tentativo di chiarire «i principi elevati che esistono nella religione islamica, la fratellanza umana, la cooperazione umanitaria e gli altri punti in comune su cui occidentali e orientali concordano e agiscono. Spetta ai giuristi sforzarsi per introdurre agli occidentali l'Islam nella sua vera veste.»
Va notato qui che molti musulmani emigrarono in Occidente e vi si stabilirono, diventando parte integrante del tessuto dei suoi popoli, così come i modelli di molte forme di vita occidentale emigrarono verso oriente e prevalsero sulle loro tradizioni, costumi e comportamenti nei tempi moderni e contemporanei, influenzando così una parte non insignificante delle loro visioni, metodi di insegnamento e modi di pensare.
Tutto ciò apre la strada a rafforzare un nuovo rapporto umano, all'interno di una civiltà equilibrata in cui le culture, i popoli, le loro caratteristiche e le loro differenze sono preservati, lontano dalle vie dell'egemonia culturale e dei contrasti fra civiltà.
Rivolgo il mio appello ai miei fratelli, i giuristi musulmani di tutto il mondo, indipendentemente dalle loro sette e scuole, a tenere un dialogo (islamico-islamico) serio, un dialogo a favore dell'unità, del riavvicinamento, un dialogo per la fratellanza religiosa e umana, in cui si respingono le cause della divisione, della sedizione e del conflitto settario e che si concentra sui punti di accordo e di incontro. Dovremmo perdonarci e scusarci a vicenda per le cose su cui non concordiamo, e per le conseguenze che da ciò derivano; dovremmo fermare i discorsi di odio, le provocazioni e le infedeltà, tenendo presente la necessità di superare i conflitti storici e contemporanei con tutti i loro problemi e sedimenti.
Rivolgo questo invito a tutti, e in particolare ai nostri compagni musulmani sciiti. Sono pronto, insieme ai giuristi di massima autorità di Al-Azhar e al Consiglio degli anziani musulmani, a tenere un tale incontro con il cuore aperto e le mani tese. Sediamoci insieme allo stesso tavolo per superare le differenze e rafforzare la questione islamica e l'unità delle posizioni realistiche, che soddisfano gli scopi dell'Islam e della sua legge, e vietano ai musulmani di ascoltare gli appelli di divisione e discordia; e per guardarsi dal cadere nelle trappole che causano instabilità nelle nazioni, dall’uso della religione per raggiungere un fine etnico o settario, e dall’interferire negli affari interni per indebolire la sovranità degli stati o per usurparne le terre.
In questa occasione - e da questa importante piattaforma, che abbraccia il dialogo tra l’Oriente e l’Occidente per la convivenza umana - aggiungo la mia voce a quella di tutti gli amanti del bene e della pace, per chiedere che si ponga fine alla guerra russo-ucraina e allo spargimento del sangue degli innocenti, che nulla hanno a che fare con questa tragedia né ne traggono alcun beneficio; che si innalzi lo stendardo della pace, anziché quello della vittoria, e ci si sieda [finalmente] al tavolo del dialogo e dei negoziati!
Chiedo inoltre che terminino i combattimenti in corso in varie parti del mondo, o che almeno si addivenga ad una tregua generalizzata, affinché sia possibile “ricostruire ponti di dialogo, comprensione e fiducia” che portino la pace in un mondo pieno di ferite: le alternative sono altrimenti ulteriori, terribili conseguenze per le persone, in Oriente e in Occidente.
 


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